Non hanno potuto.
In questi mesi mi sono sforzato di rimanere in
silenzio, di non sollevare polvere, di non scompormi dinanzi
all'Orrore. Davanti a certi accadimenti, la pudicizia impone di
lasciare spazio alla sola compassione: quel sentimento antico, caro
ad Aristotele - forse ipocrita - che si ottiene sommando la propria
sicurezza personale, con lo spettacolo triste dell'altrui sventura. È
un'addizione feroce che nel tempo chiassoso, del telegenico, della
spettacolarizzazione di qualsiasi cosa sia spendibile per il
cittadino medio che ha sempre fame di disgrazie, ho preferito
risparmiarmi.
Oggi, nella mia città, il Comune ha organizzato
la tradizionale fiera natalizia alla quale, per la prima volta
evitandomi la consueta passeggiata con la mia famiglia, non ho
partecipato. Ero disteso sul divano col mio cane a crogiolarmi nel
lusso del tepore di casa; ero occupato a godermi un piccolo momento
effimero mentre immaginavo cosa mi fossi perso all'esterno: le
famiglie che passeggiano tra i camion degli ambulanti; le signore
âgée intente a contrattare un prezzo di favore per un set di
pentole o qualche futuristico coltello elettrico da utilizzare un
paio di volte (per poi abbandonarlo in un cassetto di una prevedibile
cucina di provincia del centro Italia); un brulicare di esseri umani
intenti a rincorrere le vie del centro come formiche impazzite;
qualche giovane a scambiarsi baci furtivi nelle «ruette»
del centro storico; i papà con i figlioletti sulle spalle per
evitare gli strattoni della calca fintamente interessata agli
acquisti.
Mentre qualcuno, spedito, colma
il vuoto valoriale di una società allo sbando con le merci; mentre
io sono occupato a scambiarmi qualche dispetto col cane e a perder
tempo col cellulare, ignoro ciò che mi si parerà, di lì a poco,
dinanzi. Non indugerò oltre perché sull'Orrore bisogna transitare
velocemente, ma riflettere: in prossimità del giorno del Bambinello,
in un angolo del mondo sino a quattro anni fa plurale e pacifico,
nella Siria che è anche culla della nostra civiltà bimillenaria,
padri di famiglia raccolgono con contegno e dignità le membra dei
loro figlioletti stuprati e decapitati, abbandonati in una pozza di
sangue con il corpo ormai rigido e la testa posta poco più in là,
lasciata come un trofeo dai rivoluzionari democratici armati dalla Casa Bianca e soci europei, nel
tentativo di rimuovere uno scomodo alawita al governo. Credo la chiamino realpolitik. I
bambini, quei corpicini straziati di non più di trenta
chili, erano colpevoli di essere figli di cristiani ed islamici
moderati. Trattati di conseguenza.
Nel giorno di Natale - mentre convulso e ignaro
proseguirà il passeggio sotto le lucerne natalizie al sicuro dinanzi
agli sconti, mentre continueranno a scorrere, davanti ai nostri occhi, le pubblicità in tv ed i format natalizi - dei piccoletti, con le loro famiglie, avrebbero salutato la nascita di un bimbo e l'avrebbero chiamato
"Figlio di Dio" o "il Profeta", nato dalla “Vergine
Maria” dei Cristiani o dalla "Prescelta" per l'Islam,
festeggiando tutti insieme davanti al presepio nel segno della reciprocità, allegramente. Loro - senza ancora partecipare alle colpe di un'umanità al collasso etico, morale e civile - non hanno potuto.
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