Le giornate felici del diospiro.

Caro Paolo, ricordo ancora quell'unica sera in cui scambiammo due parole e non eri completamente annichilito dalle medicine. Mi raccontasti degli scherzi che ti facevano al battaglione quando facevi il militare; che non eri tanto capace di difenderti in quel mondo cameratesco dove ti insegnano a pisciare e si diventa uomini, guadagnandosi un poco di rispetto, solo se si ringhia più forte degli altri. "Sono diventato matto in quel periodo lì perché mi hanno dato le medicine, prima ero normale" - mi dicesti iniziando a parlare come un fiume in piena; raccontandomi di quando lavoravi di qua e di là, in decine di posti diversi. Un anno in fabbrica, qualche mese nella forestale, quasi sempre lavori saltuari. Una volta, addirittura, lavorasti in una vecchia cartiera e lì vicino scopristi il tesoro nascosto del "gentil sesso" sotto ad un ciliegio. Eri appena adolescente. Mi raccontavi anche che prima eri grande e forte; mi parlavi di quanto volessi bene a tuo fratello; di quanto piangesti per la morte di tua mamma chissà quanto tempo fa.
Queste scintille di lucidità, amico strano, non ce le concedi ormai quasi più. È raro veder saltare fuori il Paolo che hai nascosto dietro ad una cortina fumogena di xanax; quasi sempre è preponderante lo schifo che tutti prendono in giro: il Paolo che non si lava mai e che quando si veste dignitosamente è solo perché ha trovato qualcuno che gli dà uno strappo nello stradone dove battono le puttane. Paolo che mangia sempre pasta. Paolo che chiederebbe una Malboro rossa pure al Papa, se lo incontrasse per strada. Paolo che dorme tre ore a notte da vent'anni. Paolo che ha talmente pochi denti che lo Stato sta pensando, lì in mezzo a quella bocca devastata, di farci passare un tratto della Salerno-Reggio Calabria.
Paolino tutti ridono di te ma io so bene dove dimorano ancora le tue felicità: mi raccontarono di un bambino che, di nascosto dalla madre, staccava dalle piante i diospiri maturi che aveva in giardino per regalarli ai bambini che lo andavano a salutare. Quel buon cuore - lucido, non ancora abbrutito, ricolmo di giovinezza - è ancora tutto lì, sepolto sotto uno spesso strato di sogni infranti, di trattamenti sanitari obbligatori e sotto il silenzio di una Civiltà che volta le spalle, ignora e va avanti, presa com'è dalle bombe intelligenti e dal vomitevole "miracolo" dell'economico.

Commenti

  1. La lucidità e lo xanax. Siamo un pò agli antipodi.
    E di sogni infranti, ahimè, ne siamo tutti circondati.

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