Non voglio (che i gatti..)


C'era un periodo in cui tu sotto antidepressivi ripetevi costantemente che i gatti sono sempre felici, e che la notte quando sono stanchi corrono sui tetti. Io non ti dicevo niente perché amavo darti ragione tutte le volte che tu ne avevi bisogno, ma i gatti, in verità, quando fanno i figli poi dopo un po' non ne vogliono più sapere niente, me lo dicevano loro stessi quando dormivo e me lo raccontò anche un tale da sveglio, uno che piangeva sempre da ubriaco perché la donna che amava era scappata di casa e aveva lasciato tutte le sue scarpe in giro. Per amarti come meglio potevo allora io annuivo, annuivo sempre senza contraddirti, fingevo interesse verso le tue manie strambe sui colori ed i tuoi discorsi visionari sui gatti che scoprivano i tetti come Yurij Gagarin scoprì lo spazio. Forse tu intuivi qualcosa, magari lo sapevi anche ma preferivi immaginare gli stessi gatti di quei tuoi sogni, come produttori di traiettorie cosmiche, sotto il cielo a correre, con le zampette che volevi mordere, strisciare sopra i coppi ammuffiti delle case popolari, balzare da un palazzo all'altro insieme al peso delle sette vite che tu dicevi di non volere. Ed iniziavi allora a parlarmi della Morte, mi alleggerivi il pensiero del distacco, volevi convincermi soprattutto quando eri ubriaca e triste, che se moriamo poi sparisce tutto. Saresti stata una suicida perfetta. E non mi davi il tempo di pensare al fatto che potremmo essere giudicati, che dopo forse potrebbe esserci qualcosa di strano, magari un dio arancione e a quattro zampe al quale poi dovremmo render conto delle nostre azioni. Persi inconsciamente nei nostri discorsi, io mi rendevo conto che noi non avevamo mai avuto la forza di tirarci fuori da quelle coperte che non cambiavamo mai, illudendoci ogni volta che fossero pulite come la prima sera, quando ti vergognasti di stringere i letti ed unire i materassi; non avevamo mai avuto la forza di aprire la finestra e raggiungere il cornicione del palazzo di fronte, bastava mezzo passo all'altezza di dieci metri senza guardare giù. Noi non avevamo fatto tante cose, mentre inconsciamente perdevamo a pezzi grossi e tagliati male, i nostri sentimenti, gli sguardi e le tenerezze dei primi giorni.. che piangevamo lacrime a fiumi solo a ricordarle, quando non servivano le benzodiazepine per sorridere un pomeriggio intero, dietro il Liceo a baciarci di nascosto, quando ancora non ci eravamo traditi. Sentimmo anche il peso della sconfitta quando saggiammo per la prima volta la paura di addormentarci. Avevamo capito che erano passate le stagioni, i giorni ed i mesi, in egual misura insignificanti, e non volevamo sognare le cose che ci eravamo preclusi: io il mio saggio filosofico da un milione di copie vendute, qualche sogno sgualcito come le mie giacche e tu invece, contraddittoria ed anacronistica, i sogni artistici e le voglie familiari. Mentre io pensavo a tutto questo fingendo di ascoltarti, ed eri bella come il sole, mezza nuda con solo la maglietta dei Sonic Youth a coprirti il cuore, morivamo in un monolocale di merda in subaffitto dietro Porta Saragozza, con le valigie vuote, ed i gatti fuori, sulle grondaie, in circolo ossequiosamente a danzare.

Commenti

  1. Aia che pezzo, mi ha fatto un pò male dentro... ma è arrivato dritto dritto. Ed è quello che deve accadere. Grazie per esser passato dal mio blog, ti seguirò volentieri. Un saluto

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  2. Non è la vita, è il suo scorrere che si fa sentire.
    Nient'altro che uno dei tanti maglioni che infili nel tuo bagaglio di esperienze quando senti che stai per partire per un posto freddo. E i maglioni non è come d'estate che ci infili quindici magliette 3 paia d'infradito e qualche costumino da bagno. I maglioni sono ingombranti, in un bagaglio hanno il loro peso, e occupano un sacco di spazio che sei costretto a rinunciare ad altre cose, per farli stare.

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  3. Sempre così... la metafora dei maglioni, ahimé, non è una storia nuova...

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  4. Perchè? Chi altro l'ha già partorita questa splendida metafora? Che copione oh! ...:)

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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