Requiem per un XXI° secolo (qualsiasi).
Ho risentito il bisogno primario, dopo anni, di camminare nel cantiere vicino casa, appena dopo l'alba. Sopra l'erba bagnata, portare fuori il cane, libero, che possa correre e salutare i gatti. Cosa starò cercando in questi silenzi? Cosa cerco tra i muri e la Cortina di Ferro? Le case sono sempre le stesse dall'altra parte della strada: immobili, stanche, insignificanti, piene di storie inutili e monotone da raccontare, di mutui del frigorifero da pagare, gli operai, la morte venduta per sbarcare il lunario, i bambini che corrono con le bici di generazione in generazione. Mi chiedo: se non ci fossero queste tragedie umane e se quindi questi appartamenti fossero vuoti, se non ci fosse il vecchio del primo piano che sbraita contro il Socialismo, se non ci fosse quella che vendeva le caramelle infondo la strada, se non si distendesse al primo piano quella terrazza dove non sono mai salito e che ci vivevano dieci fratelli tutti con gli occhiali, se tutti questi luoghi disturbati dagli esseri umani fossero d'improvviso deserti e muti, ontologicamente, esisterebbero comunque? Chi mi dà la prova che senza questi miei dolori, senza le colazioni di medicinali, senza le ragazzine al primo piano, senza il maresciallo del secondo, senza queste persone ed i loro sguardi, senza me stesso, possa esistere ancora il mondo senza gli occhi di un individuo, almeno, come garante? Come faccio a sapere che tutto rimarrà lì, immobile, comunque? Se fosse possibile dimostrare che anche senza di noi i nostri non-luoghi rimangano fermi, senza scappare, sapremmo con certezza che questo mondo "È" qualcosa e potremmo giudicarlo come bruttura, da abbandonare sotto un cavalcavia vicino il cassonetto dell'umido.
Abbiamo gettato il bitume e impastato il cemento sopra i prati, e sopra quest'ultimi abbiamo stampato il denaro che ci uccide, la carta a cui diamo un valore inesistente. Sopra questi stessi prati il fosforo bianco descrive esplodendo il mio Amore. Il verde che non c'è più per una discarica abusiva, per la democrazia o per le scorie radioattive, forse siamo noi. Non so più dove portare prima il mio cane e poi me stesso.
Auguro ai posteri un futuro interessante.
Abbiamo gettato il bitume e impastato il cemento sopra i prati, e sopra quest'ultimi abbiamo stampato il denaro che ci uccide, la carta a cui diamo un valore inesistente. Sopra questi stessi prati il fosforo bianco descrive esplodendo il mio Amore. Il verde che non c'è più per una discarica abusiva, per la democrazia o per le scorie radioattive, forse siamo noi. Non so più dove portare prima il mio cane e poi me stesso.
Auguro ai posteri un futuro interessante.
insonnia, non-amore, idealismo filosofico, fosforo bianco, democrazia.
RispondiEliminaFacciamo origami inutili di queste parole.
Che siamo noi è indubbio. Potremmo stare "bene", ma davvero "bene", peccato che siamo umani e tutto cade in un'utopia profonda. Sono sfiduciata da noi stessi. Me inclusa. Chiaro.
RispondiEliminaSi concordo.
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