Quindici marzo del quarantatré.

Questo freddo della Madonna e noi due con le mani congelate su Viale della Repubblica ad andare non sapremo mai dove. Io ti dicevo: "vedi questa neve? Immagina il primo uomo che ha colonizzato la terra che calpestiamo, quella che ora è un marciapiede, una striscia pedonale, una vetrina per boutique. Lui ha iniziato a negare l'esistenza della natura per costruirci sopra il suo paradiso artificiale, un loculo, i suoi palazzoni inguardabili e le antenne dei ripetitori che ci ammazzano... e così hanno fatto i figli e i figli dei suoi figli".
Continuavamo a camminare ed io non ero più tanto tranquillo, intanto la notte faceva lo scalpo su di noi che cercavamo di non cadere, tu provavi a danzare e a non contraddirmi conoscendo le mie debolezze, io custodivo un freddo nei polmoni da quindici marzo del quarantatré sul Don.
- "Vedi questo cumulo di neve?" - mi lamento.
- "Si.."
- "È una macchina. Era una macchina. Quello che togli alla Natura, la Natura poi se lo riprende a tempo determinato e, se s'incazza, anche definitivamente spazzandoci via.."
- "Meglio così, saremo molto più tranquilli" - tagli corto perentoria correndo via.
'Questa è pazza', penso tra me. E mi sbrigo a riprenderti che eri già molto più avanti e già molto più bella.
Viale Aldo Moro ci stava aspettando.

Commenti

  1. Mi ricorda tanto Bologna. E, chissà perché il titolo di un canzone di Dalla, ma qui sono incerta.
    Certo è invece che hai dipinto un ritratto di una città di cui si sente l'odore, quello del declino, dell'andare contro la Natura, dello scempio che l'uomo ha compiuto.
    Grazie per questi scritti!
    Ciao,
    Lara

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    1. Vivo tra la Provincia e Bologna (una provincia solo più grande). Il declino, ahimé, è un po' ovunque.

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  2. E' che la neve è troppo bianca e abbaglia, ti fa i raggi dentro e fuori. Io mi sento scoperta di ogni mia difesa, ogni mia facciata.

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  3. C'è un fascino in ciò che un tempo ha vissuto un suo splendore, in ciò che diventa vecchio e passato ma che è stato, ciò che ci ha costruito come persone e c'identifica. Nulla finisce completamente, molto ha inzio, tanti sono i risvegli, tante le volte in cui ci addormentiamo mentre il tempo scorre., in fondo la neve può essere pausa e riposo.

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    1. Oggi rileggevo Adorno. Dopo Auschwitz non possono più esistere le opere d'arte, il Sublime. Secondo me invece queste cose sono semplicemente frammentate in tante piccole parti, come da società liquido-postmoderna, e sta a noi contemplarle guardandole una volta passate. Questo è un blog di una persona che cammina e guarda indietro. Contempla i suoi incontri, tutti dopo Auschwitz.

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