(Stream of consciousness VI) Questo è il Tutto ed anche un Cuore.

Sotto il cielo squarciato di Corso Indipendenza inseguo le mie voglie incalzato da una tortura. La pioggia scroscia sulle mie ciglia stanche di vagare per il Mondo, avanguardie dell'occhio che contempla gli orrori quotidiani: il ritardo del 28 linea Bombicci, Sanremo, la Palestina. Scarto come se danzassi Edipo-Re-litti: questo giorno vi darà la vita e vi distruggerà. Questo giorno vi darà la vita e vi distruggerà. Morirete per mano del gigante dai tre angoli il cui lato dall'ampiezza in guerra, si stacca e ne forma uno proprio al vertice, scontornato, e con un occhio vigile al centro che giudica e manda via i moribondi e gli invidiosi mentre l'Accidia è salva. E lui è ovunque. Si muove in tutte le direzioni dei Tempi. Degli Spazi. Sfilo sulla rotaia che uso per fuggire adesso. Schianta al suolo, atomica la goccia d'acqua che mi sfiora solamente, che esplode al suolo marcendo il muschio meccanico. L'aria intorno m'avvolge elettrica con sferzate e fendenti che sembrano lingue di fuoco e sibilano nel vento quattro volte andando e quattro volte ritornando in un turbinio stridente stringente di solo Dolore via il Tremore. L'acciaio è teso e corre via edificando la Modernità che già non è più. Nel fondo una porta che io apro. Ed è una porta sul Sogno e sulla Storia. Ogni passo gettato uno scenario diverso, un pianto diverso, un carme diverso. Sono a Samo nell'Egeo venticinque secoli fa. Venticinque volte cento. Cinquecento lustri illustri. Alterno il colpo e sono in quella sera del Settembre cinquantatré: Berija e la fame d'aria, Kruscev l'amico del popolo e strangolatore assassino. Ancora un colpo per il colpo che esplode in canna e trapassa il petto. Ancora Mosca, sta volta millenovecentotrenta. Millenovecentosessantuno RDS-220 Circolo Polare Artico. Cinquant'anni nel millecinquecento, datemi solo cinquant'anni nel Nuovo Mondo per vedere i corpi di  settanta milioni di barbari indigeni uccisi nel primo vero grande Olocausto del Mondo. Datemi tutto!! Ficcatemi nel cuore, l'odio in testa le idee e le immagini dell'Universo! Ancora un altro passo, ancora uno per resistere digrigno i denti. Cado contro un muro, un muro si frantuma su di me. Io trapasso il muro. Il muro trapassato nel remoto. Io sarò futuro d'anteriore. Mi sento soffocare da queste coperte scucite: dove mi trovo? e perché ho sognato tutto così chiaramente.. di una chiarezza allucinata? Fisso il buio che m'appartiene, mi completa. Compiutamente osservo e tutti i pezzi cadono al suo posto: una montagna sale. Se sale allora scende. Una corsa e un'altra ancora. Un fiotto. Un rantolo. Un viottolo. Ossidazione e cicloesanolo.
Epifania del Mondo dinanzi a me. È il momento in cui ricordi tutto. Non dura che un secondo e lo viviamo abbattuti, sbattuti, atterriti come fossimo frammenti di detriti. Ci sei, prima mi tumulo e poi ti contemplo. Questo è il tutto ed anche un cuore. Senti adesso il fragore del colpo:
Io qui ti amo.

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