C'è Bellezza.
Non ricordo precisamente il giorno, ma
accadde una sera dove c'era un bel fresco a fare da padrone. Ero in
piazza ed era addobbata a festa. C'erano appesi sotto le stelle degli
enormi lampadari di cristallo e prismi. Sembrava uno di quei saloni
ampi ed alti dei palazzi borghesi di una volta, ma eravamo
all'aperto con buona grazia delle nuvole che osservavano silenziose
per cambiare aria dopo un po', stanche. Io ero vestito benissimo con
un abito classico ed un piccolo cravattino da collo. Al polso un paio
di gemelli stringevano la camicia in un bacio. Tecnicismi. Mi muovevo
tra la folla un po' spaesato, tutti parlavano e chi aveva voglia
invece danzava elegantemente con rinnovata delicatezza ad ogni nuova
melodia. Cercavo di non infastidire quel movimento di corpi, cercando
di non colpirli nello spostarmi come se cercassi una via d'uscita dal
dedalo.
C'è un gradino. Un'urna di spazio. Uno
scrigno. Mentre sono lì che mi nascondo e mi faccio tormento, si
siede vicino a me una ragazza, una mia conoscente sempre un po'
noiosa, sempre un po' stupida. Una di quelle persone che non ricordi
mai originale e quasi sempre insopportabile. Cerco di nascondermi
dietro ad un velo di indifferenza sperando che non mi riconosca.
Pochi attimi che già non riesco più a fingere. I suoi occhi sono
addosso a me, uno sguardo pesante, presente come se volesse
comunicarmi qualcosa con quel silenzio ora sgraziato e strano. D'un
tratto il disagio mi fa automaticamente girare per evitare la noia di
qualsiasi discorso possibile e, come fosse una profezia, mi giro e la
scorgo tra la folla. Lei.
La ragazza che era seduta a qualche
passo da me ora se ne va, si perde tra la folla, tra la moltitudine e
l'indefinito come se avesse concluso il suo lavoro nel mondo per
confluire in altro loco. Scompare per sempre. Il suo unico compito è
stato quello di farmi voltare per ritrovare quel volto in un'Epifania
piena di grazia. Mi alzo e inizio a farmi largo tra la gente a cui
non concedo mezzo sguardo tanto mi sono indifferenti. So solo dove mi
trovo e so dove cercherò di trovarmi tra poco. All'ennesimo
incontro. Mi concentro e respiro con calma senza affrettarmi:
l'Incontro è sacro. È Identificazione con l'altro dentro cui
gettarsi e poi farsela a nuoto in tempo di pace. Miro e rimiro. Volti
spenti, facce danzanti, un cielo stellato come una preghiera e campi
di Maggio i suoi occhi. Lei. L'avevo trovata finalmente in quel piano
regolare della Piazza, non dovevo più correre, né schivare, né
salvarmi ero un Ulisse finalmente a casa in acque sicure. Mi avvicino
discreto e la guardo. Indossa un incredibile abito lungo, nero
leggermente brillante nel riflesso che l'avvolge come non sono mai
riuscito nemmeno ad immaginare o sognare. Mi vede, tradisce un po' di
fastidio, non vuole contraddirsi. È passato tanto tempo e tra di noi
solo notti rincorse, stagioni concluse, residui di sesso casuale in
una stanza, nel letto o nel parcheggio. Miseri.
Ora ci concediamo un momento per
guardarci, per gettare gli occhi al di là delle barricate e senza
perder tempo ci avviciniamo fingendo di tenerci occupati
con altro. Penosamente pieni di scuse. D'un tratto l'incidente:
cambiati, rovinati e gettati. Il tempo ci stava facendo a pezzi e
l'avevamo capito percependoci diversi. Siamo vicini e senza un perché
(come se sia necessario ogni volta ricercare il perché delle cose, o
pretenderlo). Siamo vicini! Allunghi il braccio sinistro e lo poggi
intorno al mio collo, io guardo la tua mano destra, il palmo lo
lascio poggiare delicatamente sul mio e stringo leggermente. Rubo il tuo secondo sguardo della serata, l'ennesimo in anni, ma
poi ti tradisci e getti a terra il pieno dei tuoi occhi con il mezzo
sorriso che hai stampato e che non vuoi farmi vedere; me lo vuoi
negare a tutti i costi come solo una donna che non devo nemmeno
chiamare per nome, sa fare. E di fatto da quando te ne andasti ti ho
ricordato sempre come “Lei”. E non ti ho mai confusa con nessuna.
E non te l'ho mai detto.
Un lento americano intanto iniziava a
riempire l'aria che finalmente aveva una scusa per spirare un po' da
una parte e un po' dall'altra, rinfrescandoci leggermente. Lei ha i
capelli strettamente raccolti dietro, di un nero che sembra la morte
e tanto dolore. Iniziamo a muoverci. Ti lasci guidare dalle mie mani
che non ricordavano il tuo corpo così carico di rinnovata grazia. È
un tripudio di mezzi sorrisi che nascondi. Balliamo per alcuni minuti
che si tramutano in istanti. Nessuno dei due vuole trovarsi da
nessun'altra parte – lo sento. Lo leggo in ciò che nascondi. Dopo
tutto questo peregrinare vano, ci ritroviamo seduti sul cuore del
Mondo e contempliamo la nostra Bellezza. Intorno a noi intanto due o
tre coppie ci lasciano lo spazio per muoverci, si fanno largo e ci
osservano con occhi pieni di affetto come se conoscessero la nostra
storia e il nostro passato distrutto. Finita la canzone che ci aveva
avvolti e nascosti in qualcosa di nostro, tu decidi che non è il
momento di lasciare il mio palmo, lo stringi ora con più vigore e mi
tiri un po' come se volessi indicarmi di seguirti. Io ti guardo, ti
nascondi di nuovo e mentre ripeti questo gesto di una dolcezza
disarmante, accenni un piccolo sorriso come non ne vedevo da una vita
e sento il mio cuore riempirsi di Felicità. Piena. Completa. Sento
che se mi lasciassi andare potrei comporre un pianto in sussulti come
quell'ultima famosa volta. Faccio per seguirti e correre via ovunque
tu voglia ma ti chiedo ancora un istante con un gesto meccanico della
mano. Tu mi guardi ed attendi. Ancora non mi lasci, attendi la mia
reazione:
Prima mi volto un momento,
poi mi sveglio.
Azz.... i sogni sono sempre migliori della realtà , difatti amo dormire e sognare .... ma la bellezza , quella regalata dal sogno , tutta quella bellezza è reale , molto reale ...la si custodisce in un angolo di cuore , la si culla ci si nutre di essa ...(Ste)
RispondiEliminaquasi sempre! :)
EliminaSì, c'è Bellezza.
RispondiEliminaLo scrive l'anonimo sopra e l'ho scoperta anch'io.
Grazie!
Lara
Grazie a te Lara!
EliminaIl sogno è qualcosa che vorresti o che ti fa paura? perchè anche nei miei sogni più belli ci ho trovato le mie immense debolezze, quelle che nella realtà mi hanno allontanata dagli eventi. Due giorni fa ho sognato un abbraccio di una persona che non c'è più, ma era vero, e se ti dico che era vero... voglio intendere che mai, nemmeno nella realtà, io ho mai "sentito" di abbracciarlo così. Mi sono svegliata sconvolta, con la faccia rigata di lacrime, la bocca spalancata, addolenzita. Non saprei dirti se è stato un sogno...
RispondiEliminaI sogni spesso hanno anche quella condizione che acquieta del "tanto non accadrà mai" - il sogno quindi diventa una specie di feticcio e non fa male. I danni li fa solo la veglia. Dal sonno escono tutti e ciò che accade durante può far paura o piacere, ma d'altronde, se poi finisce, che importanza può avere?
EliminaHa importanza eccome, perchè il sogno è ciò che c'è di più vicino all'anima. Alla volontà. Alla parte di noi che con la veglia stenta ad uscire.
EliminaForse è meglio tenerli lì dove sono. Senza lasciarci tanto condizionari. Per vivere le giornate più serenamente.
Eliminaanche la realtà può essere stupenda...
RispondiEliminaio di solito faccio solo incubi, manicomi, lupi mannari omicidi, tradimenti..meglio la realtà, davvero..
RispondiEliminapure bambini suicidi..il mio Morfeo è oscuro
RispondiEliminaun morfeo tratteggiato dal connubio di Tim Burton e Lars Von Trier, direi. ehehe.
Elimina"Voglio sentire la tua voce, quel piccolo verso di dolcezza che fai quando mi abbracci che mi fa capire che non vorresti essere da nessun'altra parte."
RispondiEliminaC'è Bellezza, sai? E non è un sogno. Accade, semplicemente, all'improvviso e basta.
All'improvviso.
EliminaNon vorrei essere da nessun'altra parte.
EliminaUn sogno del genere deve per forza preannunciare una realtà simile, come in una premonizione. Te lo auguro se è questo che desideri più di ogni altra cosa, anche se credo fermamente che tutti desideriamo quegli attimi.
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