(Stream of consciousness V) Ogni cuore un proiettile.

Sopra la collina una vigna aspetta di essere rinnovata. C'è un ciliegio in fiore, c'è un campo che aspetta di essere sarchiato da mani segnate e dure come la zolla. Ci sono tante piccole cose che aspettano la loro primavera per tornare a nuova vita, in un continuo fluire che va in pezzi per poter rinascere e scorrere lento. Ci sono i fiori e ci sono i corvi che fanno il nido, pazienti. Non c'è più redenzione. Scendere dall'altura equivale a morire, non posso lasciare che ciò avvenga. Non posso voltargli le spalle. Mi si chiede di rimanere o morire. E non posso spiegarti il motivo di tutto questo se non parli questa lingua; se non hai mai visto, o se non comprendi determinati incontri. Ci sono nei poeti tratti di una così profonda sensibilità e naturalezza che non si può più chiedere, a chi li ha scorti anche solo in lontananza come un lampo, di tornare indietro brancolando nel buio. Chi è riuscito a guardare la neve stanca che si adagia, si siede sul Mondo, ora scruta gli astri senza volgergli lo sguardo come fu a Kaliningrad. E lui è una persona sempre sola. A lui non si avvicina neppure il sogno di una tana o la pace del focolare.
Io brancolo ora trascinandomi nel mondo questa altura, sarchiandola con le mie mani calde in pezzi ed il petto in terra e non ci sarà mai nessuno a prendermi per mano e a condividere questa Via Crucis. Non mi si appresta una spalla. Non si avvicina neppure l'immagine di una carezza tiepida ma io potrei.. baciarti. Per ogni labbro un taglio. Domani, per ogni cuore un proiettile.