Quando il Passato si dimenticò di passare.

Da qualche parte in un Universo possibile, mentre in cielo corrono gli aerei con gli AGM-88 Harm, un bambino scalzo sta giocando sopra un'ampia terrazza. Con le piante dei piedi saltella sui coppi riscaldati da un bel sole agostano, scappando furtivo nell'ombra come sanno fare le migliori lucertole di campagna. Gioca inconsapevole della santità di quel momento, lontano dal comprendere il piacere casuale e vagamente poetico di quanto sta accadendo intorno a lui. Corre, ogni tanto cerca l'ombra, calcia il pallone a casa di Cristo, salta tra le fronde degli alberi come fosse un nativo di quei boschi, come se non venisse dalla calma di quartiere della piccola e piovosa provincia. Di giorno corre insieme ai cani, di notte fa il picchetto d'onore alla volta stellata, salta la corda, ulula feroce alla Luna. Non sa di aver messo in terra, irrimediabilmente, radici. Non sa che ovunque correrà, qualsiasi saranno le sue preoccupazioni da grande, i lunghi pellegrinaggi lo riporteranno di nuovo lì, dove hanno vissuto vegliardi prima di lui; coloro i quali rivivono su ogni suo singolo passo, giorno dopo giorno. Piccolo amico mio continua a correre su quei coppi amaranto scaldati dalla canicola che non tornerà, continua a spaccarti le ginocchia come Dio comanda, fingi di non aver compiti per le vacanze, cadi dalla bicicletta più di una volta, sporca la maglietta nuova 'ché tanto lava mamma, vivi inconsapevole come se nulla dovesse cambiare quel beato presente e le persone che sono lì con te a giocare a carte, a lavare i piatti, a riposare all'ombra, a ridere, a provare il Bartezzaghi, a custodire segreti. Possano queste giornate degli Dèi non avere mai fine e con esse la tua gioiosa inconsapevolezza.

Commenti

  1. Sono le giornate che non riesco a rivivere ma che, nonostante tutto, mi fanno pensare, oggi, che a qualcosa sia valsa la pena. Vivere, intendo.

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    1. E sono lì immobili rapprese nel Pensiero. Rivivono ogni giorno come in un eterno presente. Quelle giornate e quelle corse non finiranno mai.

      G.

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  2. Chissà perché ma sono i coppi amaranto che mi hanno tenuto incollato alla pagina, assieme alle ginocchia perennemente sbucciate ed una minigraziella che mi ha visto imparare l'arte dell'equilibrio sulle due ruote. Grazie G. Continuo sempre di più a credere che vagare per blog sia un gran bel regalo...

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  3. Quanto tempo che non passavo. Tanta che nemmeno scrivevo. Di domenica pomeriggio è un piacere di quelli belli belli in modo assurdo. (Salutami Filippo). :)

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  4. Certamente non mancherò di porgere i tuoi saluti.
    Ciao Irene. Care cose,

    G.

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