Un pomeriggio di Maggio.
Oggi è stata una giornata triste,
uggiosa. Potremmo dire, in un certo senso, anche sporca di quella
patina che si raggruma umida in terra quando piove e sembra
arrampicarsi lungo le pareti, sostando in doppia fila sui colonnati.
Bologna quando piove si veste di un grigio perlaceo da morirci e le
polveri sottili strozzano lentamente il cielo fin quando fa sera.
Allo stremo delle forze il giorno si arrende e muore per
soffocamento, adagiandosi tra queste braccia, la statale e i palazzi
dietro la stazione.
Oggi al supermercato una signora grassa
ed unta dava la colpa alla Madonna di San Luca: “quando scende la
Madonna dal Santuario e viene in città per la processione, piove
sempre” - si lamenta alla cassiera. Se non avesse specificato la
sua Epifania per la processione avrei pensato che la Madonna avesse
deciso, in un rivoluzionario gesto di rinnovamento, di fare una
passeggiata in Viale Indipendenza per lo shopping o per il mercato
della Montagnola. Ma invece viene per la processione, e ci si fa
portare in spalla, come una volta ai tempi delle primavere quelle
belle.
Mi dirigo disinvolto verso un
appuntamento piacevole davanti ad un caffè ed una confessione. Rubo
le discussioni di persone che sfidano il tempo infausto per rimanere
in strada a causa di questo terremoto che rende le abitazioni
instabili, o almeno gli animi di chi è inumato al loro interno. Ci
si lamenta come se solo loro fossero colpiti da questa sfortuna, come
se non avessimo avuto una città senza più un centro storico nel
piccolo centro Italia, come se dall'altra parte del Mondo non
avessero come extra offerto gentilmente dalla casa, anche un'ondata
che di ritorno travolge ogni cosa e strappa al Mondo migliaia di
vite. Fin quando non lo vediamo con i nostri occhi, non è mai
accaduto.
Comunque pare che in queste cittadine
più colpite abbiano bisogno di tecnici ed esperti. Mi chiedo allora
chi possano essere questi tecnici, se sono quelli del governo o se
sono altri professionisti e soprattutto se io posso essere uno di
loro. In tal caso andrei subito anche solo perché non so che farmene
di questi giorni noiosi e ripetitivi. Almeno mi renderei utile.
Rifletto: se avessero bisogno dei tecnici del governo probabilmente
servirebbero per la conta precisa dei morti, magari per tassare
qualcuno a caso, per indicizzare le perdite oppure per investire in
borsa e con i guadagni riparare i danni alle abitazioni, ai monumenti
e agli edifici pubblici. Il tutto in giacca e cravatta esprimendo
“profonda commozione”. Forse no – non hanno bisogno di loro. Io
intanto raggiungo il mio caffè lungo e lascio i pensieri andare via
liberi lungo i viali alberati mentre penso annoiato alla giornata
calcistica e ai crediti formativi.
Corro in aiuto di questa giornata
anonima. L'ultimo venti maggio duemiladodici di sempre. Una giornata
che ha bisogno di uno sforzo in più per morire.
sei loco por mi!grande
RispondiEliminabella cimmo!
EliminaMe la sono rivista la Bologna che mi sono vissuta con tanto amore per qualche mese, carica in ogni sua molecola d'aria. E io, da Abruzzese terremotata, capisco e condivido il terrore dell'impotenza. certi giorni campare è proprio un'impresa...
RispondiEliminaE non siamo poi così distanti, considerato che il mio patrono cittadino è Santo Emidio e protettore della città dai terremoti. Sono una manciata di secondi di pura impotenza e immobilità.
EliminaG.
Mi capita ogni volta che entro nel tuo blog.
RispondiEliminaSono di Bologna e ci ho abitato tanti anni.
Eppure è quando ti leggo che la "ri-conosco" davvero.
Un po' come sei io fossi un'esiliata che sente parlare del suo paese.
Ti ringrazio sempre di questo, quando ti leggo, anche se non sempre lo lascio scritto...
Ciao!
Lara
Sono tanti i commenti qui sul blog pieni di ricordi dedicati alla buona vecchia Bologna. Con le sue due torri che ora fanno veramente paura per questo incessante tremare. Probabilmente leggere "quando ti leggo la ri-conosco davvero" è uno dei complimenti più belli che mi abbiano mai fatto. Bologna mi ha adottato da qualche anno, ma non mi ha cresciuto. Posso parlare di una certa periferia di provincia e di una casa sotto un monte, ma raccontare di una città che ti ha accolto è difficile e non è sempre detto che ti conceda di raccontarla tanto facilmente. È come una donna da corteggiare, ma a modo suo.
EliminaG.