Il profumo del Sambuco.

È la seconda notte che manca da questa stanza. Da questa mia vita raccolta fatta di sedie vuote, valigie e lenzuola da lavare. Ha recuperato le sue cose di fretta, tirandole via col braccio e poi si è chiusa tutto alle spalle. Ci sono ancora i segni riguardanti noi in questo giardino. Simboli murari che mi sussurrano quanto la nostra vita sia stata qui, incrostata come il muschio che gioca con la pietra. Segni indecifrabili. Complessi. Trascino queste quattro ossa cadendo nelle voragini di un'assenza. L'Horror Vacui. Nei pozzi il vuoto. Perché la mancanza non riempie nulla, svuota, lascia spiragli incredibilmente ampi. Un romanzo sulla mancanza raccoglierebbe diecimila pagine senza utilizzare una sola virgola, una sola parola. Spazi infiniti, quelli si. E in questi spazi c'erano le sue cose, perfettamente in ordine: un pettine, il gioiello e Das Parfum del Süskind che ora appare, nel ricordo, come una minaccia. Puoi leggere di un massacro nel Darfur, oppure di un fervente cristiano che con un fucile compie una strage ad Utoya; puoi guardare le immagini su piccolo schermo di un corpo sfondato dalla malattia o i riposa in pace dopo una disgrazia.. e puoi chiudere gli occhi dinanzi a tutto questo. Dici: “Eccolo qui, Dio mio, l'Orrore!” - e ti volti codardo. Se ancora non è scomparso allora butti giù la saracinesca e fine della Storia. L'umanità verso i suoi parti ha sempre voltato le spalle. Il profumo invece si annida, corrode l'anima e riposa nel cuore. Non puoi mandarlo via. Esso scrive la storia degli uomini. Li costringe alla pátheia, a non fuggire. Io sono qui ubriaco di abbandono, con me medesimo e questo è tutto. Una porta è stata serrata. Quasi tutto è stato portato via, ma il mio amore ha voluto lasciare il suo profumo che ora mi getta a forza in uno smarrimento profondo, in un'inquietudine violenta, selvaggia. Lo ha lasciato qui forse come un segno: tornerà a prenderlo e forse indietro vorrà anche me, ciò che sono stato e tutto quello che forse sarò.
Annego questi pensieri confusi, li raggomitolo e li rivolgo ad un sonno raro che mi riconcilia con il Mondo. Il mio è stato un eterno vagare, un allontanarmi dal centro che non è mai cambiato con il tempo. Lentamente ritorno a quando ero ancora il fanciullo, in quelle notti di Luna, di stelle e di Agosto quando ballavo coi lupi ed ero io stesso uno di loro, litigando alla Luna, non sapendo ancora di venire dalla steppa. [Ora, se permetti caro lettore da niente, un pensiero acrostico.]
Gira il Mondo e si volta stanco. Il mattino getta lo sguardo nel giorno e si rinnova. Una benedizione impartita dal Sole-lingua-di-fuoco rallegra il selciato immobile. Lentamente si risvegliano quei profumi rupestri che sorridono all'umidità delle cinque. Io ho vagato tanto in questa vita e ancora, se un Dio vuole, percorrerò queste strade. Adesso ripenso a quei giorni sacri dove la terrazza era un altare, dove il beriuolo era l'urna d'acqua per la benedizione, dove i fiori del Sambuco e il loro profumo erano la talare.
Ho perso tante annate intorno al centro, tendendo l'orecchio alle stagioni e il loro suono ancora mi insegue in qualche ricordo. Ma sotto quel preciso monte dorme ancora l'orecchino di ciliegia ed un fiume di mie lacrime. Io se resto in silenzio posso sentirlo anche da qui. Il suo vibrare. Il suo profumo di frutto, le mani segnate, un bastone ed un cappello.
Al mio risveglio, per la profondità della divagazione, sono convinto di alcune cose: ritornerà lei, eternamente si riproporranno in qualche vita quei giorni che le vorrò mostrare; il profumo del Sambuco; la Luna con i lupi ad ululare in cerchio e la corda a saltare; torneranno quelle stagioni che sono valse tutta la mia vita; e tornerà di nuovo quell'Ortica...
che se fai piano con le manine puoi toccarla.

Commenti

  1. Il profumo del Sambuco, il tendere l'orecchio alle stagioni ...
    Non è la prima volta che entro qui e mi sento commossa, riverente come si sta in un luogo sacro.
    E di questo ti ringrazierò sempre, forse in silenzio, ma almeno ora devo scriverlo.
    Ciao G.
    Lara

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    1. Ti ringrazio Lara per queste bellissime parole del cuore.
      È sempre un piacere avere il tuo parere
      e tanta gentilezza.
      G.

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  2. Il sambuco è uno dei più immensi ricordi della mia splendida infanzia. Immenso proprio. Uno di quei ricordi preziosi che amo riportare alla mente, profumo di zucchero sambuco e limone, pomeriggi di raccolte e rimescolate...no, non si può spiegare. Ma grazie di avermelo riportato alla mente, di cuore.
    Buona serata G.!

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  3. e' su di un sambuco che i miei gatti riposano...

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