Il privilegio di essere Oleh Blochin.
L'altra notte ho sognato di essere Oleh
Blochin con la maglia dell'Unione Sovietica. Scendevo in campo e
riproponevo esattamente lo stesso gol che fece al Bayern di Monaco di
Beckenbauer in Supercoppa Europea con la maglia della Dinamo di Kiev.
Io però indossavo la maglia della Nazionale sovietica, non so
perché. Su un paio di metri quadrati, come se stessi danzando, ne
salto quattro, il pubblico tedesco dell'Ovest Capitalista
ammutolisce. Letteralmente. Ma andiamo con ordine.
Un metro e
ottanta, fisico possente, i crucchi dell'ovest perdono palla in
attacco, me la ritrovo sui piedi. Abbasso la testa ed inizio una
corsa forsennata sulla fascia sinistra da fare invidia ad Irina
Privalova. Supero il centrocampo. Un altro paio di metri e tiro su la
testa, guardo a destra e sono solo. I compagni non mi hanno
appoggiato il contropiede. Cazzo sono solo. Attendo un secondo e
tocco un paio di volte il pallone per aggiustarmelo. La difesa
intanto a quattro o cinque metri da me si schiera con Beckenbauer
sugli scudi. Prendo coraggio e punto il centro da solo, senza
attendere il supporto di nessuno e prendo tutti in contro tempo.
Prendo alla sprovvista la difesa stessa che prova a chiudermi gli
spazi ma è già tardi: la taglio in due come fosse una panetta di
burro. Prima la palla sul destro, poi la sposto sul sinistro e di
nuovo sul destro, il tempo di prepararmi davanti al portiere, prendo
la mira ed invece di tirare forte sul primo palo, incrocio sul
secondo con un piattone leggero e preciso. Il portiere cade in terra
e l'ultimo gesto disperato è quello di distendere il braccio
sinistro a mano spalancata. È tardi per ogni cosa.
Era il 1975, un eroismo che nemmeno la
Terza Internazionale Socialista. La palla si adagia delicatamente in
rete. Il settore ospiti è letteralmente in fiamme. Lo squadrone di
Monaco è battuto dall'orgoglio di un'intera nazione. Corro sotto la
curva come se non ci fosse un domani e mentre esulto, mentre cerco lo
stemma per baciarlo ed “onorare i colori”, sento che mi sto
svegliando. Un ultimo sguardo alla maglia: CCCP.
Ecco il muro, poi le coperte, le
lenzuola, tutto intorno a me avvinghiate le solite quattro cose per
non congelarmi di questi tempi. Non è il freddo tedesco. Non è il
freddo del grande calcio europeo di una volta. E non avevo addosso la
maglietta della nazionale, né avevo appena aggiunto al mio palmares
la marcatura europea. Mancava anche l'eroismo della terza
internazionale. Il Partito, dopo decenni, risulta ancora assente
ingiustificato. Ed io, salvo il mal di testa,
non ho più niente.
Che bello! Una volta ho fatto un allenamento intero con i giocatori del Milan. In sogno intendo. Ma il tuo è decisamente un'altra cosa... ;)
RispondiEliminaNon ti riposi nemmeno quando dormi... te ne rendi conto? :)
RispondiElimina@Tra cenere e terra: è comunque la squadra più titolata d'Europa, o no? (:
RispondiElimina@Maraptica: Certo che me ne rendo conto, ma vuoi mettere segnare a Beckenbauer?! (:
Ma vuoi mettere segnare a Beckenbauer?!... ;)
RispondiEliminaè vero! Meglio, per me, c'è solo Cantona!!
RispondiEliminaPer essere un sogno perfetto manca solo l'inno dell'URSS.
RispondiEliminaSe durava qualche minuto di più, forse forse...
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